• 23 marzo 2017

Risolvere i Conflitti (prima parte)

Consigli di lettura Formazione

Autore: William Ury

Titolo: Risolvere i conflitti (prima parte)

Editore: Alessio Roberti, anno 1999

Chi è l’Autore: un antropologo statunitense, settantenne, che proviene dalle università di Yale e Harvard e che ha studiato soprattutto materie sociali. In particolar modo si è specializzato nel campo, ancora attuale in quanto è sempre aperto, dei conflitti, argomento che l’A. tratta soprattutto a livello internazionale. Infatti sorgono di continuo contese, gravi e prolungate, sia all’interno di molti Stati, sia fra Stati e Stati. Basti pensare che da gennaio 2017 si sono aperti una decina di focolai di guerra soltanto nel continente africano. William Ury ha svolto incarichi di elevatissimo prestigio internazionale, fondando, assieme al past president Jimmy Carter, dei network per la negoziazione internazionale.

Tesi del libro:La convivenza pacifica è la sfida più importante, perché viviamo in un’era di riunificazione dell’umanità. Per quanto l’umanità abbia origini comuni, soltanto oggi sta manifestando anche una maggiore coesione sociale”. Ma ben lungi dal condurre ad una diminuzione del conflitto, “il fatto di riunirsi significa, almeno a breve termine, l’intensificarsi delle ostilità, poiché le persone sono costrette a confrontarsi con le loro differenze”.

Commento. William Ury sostiene due tesi che sono poco comuni ma che, adeguatamente comprese, offrono una nuova possibilità di capire e spiegare sia i fenomeni mondiali che tanto preoccupano, quali le guerre in atto e il terrorismo, sia i casi non rari di conflitti nelle aziende.

  • Prima tesi: nell’arco degli ultimi diecimila anni di storia dell’umanità, le guerre sono state un’eccezione, mentre i periodi di pace sono stati di gran lunga la norma. È sorprendente, ma vero! Allora perché gli studiosi, gli opinion leaders, i mass media insistono così tanto sulle guerre e sui pericoli che l’umanità starebbe per correre? Risposta di Ury: perché si ha una visione distorta della storia, in quanto ci si concentra su fatti circoscritti, certamente terribili, ma che sono tuttavia un’eccezione. L’uomo non è vero che sia un lupo nei confronti dell’altro uomo; “nella gran parte di casi, la maggioranza delle persone convive pacificamente”. L’uomo è vissuto per lo più in alleanza con il suo simile. Quindi occorre ribaltare l’analisi e la visione sui fatti mondiali: è la pace la vera costante dell’uomo sulla Terra. Sì, “La pace è la norma”. 
  • Seconda tesi: oggi, grazie anche alla tecnologia (viaggi aerei, connessioni digitali) per la prima volta le circa quindicimila etnie presenti in tutto il mondo sono portate a vivere rapporti ravvicinati. Qui sta il bello e il difficile della nostra attuale epoca. Non siamo abituati a vivere a così stretto contatto di gomito perché non conosciamo e non sappiamo ancora valorizzare le molteplici differenze. Percepiamo più le differenze che le corrispondenze. Usando un concetto della moderna fisica, Ury dice: “La riunificazione dei popoli può produrre più calore che luce, più conflitto che comprensione”. Ovvero l’incontro di tante realtà tra loro disomogenee può generare una forza che deflagra, più che una sorgente di acqua fresca perché tutti si abbeverino.  

Allora, che fare? Ecco la soluzione di Ury, che vale sia per i conflitti internazionali e sociali, sia per i micro conflitti all’interno delle aziende. “Trovare un linguaggio comune, la Terza Parte, che sia accetto alle parti in conflitto”.

Concretamente occorre ragionare così: “ogni conflitto ha luogo all’interno di una comunità, che in una disputa assume la posizione di Terza Parte”. Cioè, non esistono conflitti solo tra due parti o tra due persone; ogni conflitto nasce all’interno di un contenitore e quindi anche la soluzione deve essere trovata all’interno di quello stesso contenitore.

Applicato all’azienda, ciò significa che i conflitti tra datore di lavoro e collaboratori non possono essere risolti privatamente tra i due, ma devono chiamare in causa tutta l’azienda.

Qual è la difficoltà di accettare questa impostazione? Che i due soggetti in conflitto, in questo caso datore di lavoro e dipendenti, cercano ognuno di “difendere il proprio territorio anziché pensare al bene dell’insieme che si chiama azienda”.

Il setticlavio risolutivo. William Ury avanza la sua proposta per risolvere ogni tipo di conflitto, che riassume nelle sette parole in corsivo (Setticlavio): “La Terza Parte è la gente della comunità di cui si tratta (Stato, azienda, famiglia) che utilizza un certo potere – il potere dei pari – da una certa prospettiva – quella di trovare un terreno comune – e sostiene un certo processo – di dialogo e nonviolenza – mirando a un determinato risultato – una vittoria a tre”.  

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Lino Sartori - Filosofo AdHoc - website - linkedin

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